Nella mia esperienza come architetto software, ho visto il panorama delle architetture evolversi nel corso degli anni. Mentre i microservizi hanno guadagnato popolarità e sono stati presentati come la soluzione a tutti i problemi, ho maturato una prospettiva più cauta riguardo al loro utilizzo nelle applicazioni web. In questo articolo, vorrei condividere le mie riflessioni su quando i microservizi sono realmente necessari e perché ritengo che un approccio più pragmatico, come l’architettura monolitica modulare, possa spesso essere la scelta migliore.

Il fascino dei microservizi

Quando i microservizi hanno iniziato a guadagnare terreno, è stato facile farsi trascinare dalle loro promesse di scalabilità infinita e flessibilità senza pari. L’idea di avere servizi autonomi, ognuno con il proprio ciclo di vita e la possibilità di utilizzare tecnologie diverse, sembrava la risposta a tutti i problemi dei monoliti ingombranti. Tuttavia, man mano che mi addentravo nell’implementazione dei microservizi, ho iniziato a rendermi conto che questa architettura portava con sé una serie di sfide non banali.

La complessità nascosta

Uno degli aspetti che spesso viene sottovalutato quando si parla di microservizi è la complessità che introducono a livello di sistema. La gestione di decine o addirittura centinaia di servizi richiede un’infrastruttura robusta e competenze specifiche. Aspetti come la comunicazione tra servizi, il monitoraggio distribuito e il debugging diventano molto più complessi in un’architettura a microservizi. Ho visto team lottare per tenere sotto controllo questa complessità, investendo tempo e risorse preziose nella gestione dell’infrastruttura invece che nello sviluppo di funzionalità di valore per il business.

Quando sono realmente necessari?

Nella mia esperienza, i microservizi sono realmente necessari solo in un sottoinsieme di casi. Servizi che richiedono una scalabilità estrema, come quelli di calcolo intensivo, possono trarre beneficio da un’architettura a microservizi. Tuttavia, per la maggior parte delle applicazioni web line-of-business, i requisiti di scalabilità non giustificano la complessità aggiuntiva introdotta dai microservizi. A meno che non si stia costruendo il prossimo Netflix o un sistema con un carico di lavoro eccezionale, un’architettura monolitica ben strutturata può soddisfare le esigenze di scalabilità e manutenibilità in modo più efficiente.

L’Alternativa pragmatica

Negli anni, ho imparato ad apprezzare l’architettura monolitica modulare come un approccio pragmatico per la maggior parte delle applicazioni line-of-business. Questa architettura combina i benefici della modularità, come il basso accoppiamento e l’alta coesione, con la semplicità di un sistema unificato.

Dal caos all’ordine

A differenza dei monoliti mal progettati che possono diventare uno “spaghetti code” ingestibile, un’architettura monolitica modulare ben strutturata è come una “lasagna code” appetitosa e ordinata. Suddividendo l’applicazione in strati (moduli) con responsabilità chiare e interfacce ben definite, possiamo ottenere molti dei vantaggi dei microservizi senza la complessità aggiuntiva. Ogni strato della nostra “lasagna code” ha un ruolo specifico e interagisce con gli altri strati in modo prevedibile, rendendo il sistema facile da capire e mantenere.

La prova sul campo

Ne è un esempio illuminante la presentazione di Steve Smith, rinomato sviluppatore ed educatore nella comunità .NET, in un recente episodio di “On .NET Live”. Nel suo talk intitolato “Modular Monoliths with ASP.NET Core“, Steve dimostra come strutturare un’applicazione monolitica in moduli indipendenti, ognuno con le proprie responsabilità e interfacce ben definite. Seguendo i principi SOLID e le best practice del clean architecture, Steve illustra come questo approccio promuova la separazione delle preoccupazioni e la manutenibilità del codice, pur mantenendo la semplicità di una singola unità di deployment. È una testimonianza convincente del potenziale dell’architettura monolitica modulare.

Un altro vantaggio dell’architettura monolitica modulare è la sua flessibilità evolutiva. Se in futuro dovessero emergere esigenze di scalabilità più elevate, i moduli possono essere estratti come servizi indipendenti, consentendo una transizione graduale verso un’architettura più distribuita. Questo approccio incrementale riduce i rischi e permette di adattare l’architettura alle reali necessità del sistema nel tempo.

Conclusione

La mia esperienza mi ha insegnato che l’architettura software non è una taglia unica. Mentre i microservizi hanno il loro posto, ritengo che spesso vengano sovra-utilizzati nelle applicazioni web. Prima di tuffarsi nell’adozione dei microservizi, è fondamentale valutare attentamente le reali esigenze di scalabilità e considerare se un’architettura monolitica modulare possa soddisfare tali esigenze in modo più efficiente.